Correspondances into the forest

o altri modi di dire la stessa cosa in una versione breve

Lucia Palladino

performance di e con Lucia Palladino
durata 40 minuti

Nel bosco si praticano processi di metamorfosi del linguaggio, è un luogo dove non si sa mai dove ci si trova e allo stesso tempo non ci si sente mai persi. Questa condizione di fronte all’ignoto ci permette di scrivere il futuro, in modi che all’inizio non avremmo potuto immaginare.

Correspondances into the forest è un invito alla pratica dell’ignoto che si sposta non appena viene nominato, esercizio di lotta di resistenza contro il sistema di produzione capitalista che domina l’intero sistema di conoscenza. Genera uno spazio di incontro tra i partecipanti secondo regole relazionali in divenire. Lo scambio di informazioni, di codici, è intimo e insolito, delicato. Si sposta di pochi millimetri da ciò che consideriamo realtà e apre continuamente domande sul significato delle cose e sul loro potere generativo, facendo luce sull’abitudine alla censura per una normatività relazionale.

Into the forest indaga il linguaggio verbale da un punto di vista ontologico, ossia come questo diventi produttore di conoscenza. Il modo in cui traduciamo il mondo attraverso il linguaggio verbale, è un modo di produrre una conoscenza condivisibile, la quale è anche ciò che produce il mondo in cui viviamo. Per cambiare il mondo e iniziare a imparare dal mondo è necessario riorganizzare l’ordine gerarchico delle conoscenze. Questo ordine è reso possibile dalla generazione di classi di conoscenza che hanno più potere di altre e di conseguenza hanno più o meno potere trasformativo.

Il linguaggio verbale è forse la forma di conoscenza più potente, e quindi è necessario rimuoverlo dall’apice del potere e imparare a usarlo diversamente, tessendolo con altre forme. Come possiamo attivare una decostruzione della conoscenza di queste diverse classi (sociale, materiale, di genere, ecc.) e inventare così modi di conoscenza che possano produrre altri mondi possibili? Bisogna spostarsi. Spostare il potere dal vertice.

In teatro “il posto del re” è il punto privilegiato per guardare e ascoltare. Ma è solo il contesto a creare un luogo privilegiato da cui è possibile vedere, ascoltare e comprendere meglio. Cosa succede se creo un contesto in cui non esiste una posizione migliore o peggiore da cui vedere?

Quando entro nel bosco ogni posto è il posto del re, e questo mi informa del fatto che non tutto può essere compreso e che la realtà è sfuggente e complessa. sinossi breve: nel bosco si praticano processi di metamorfosi del linguaggio. Il bosco è un luogo dove non si sa mai dove ci si trova e allo stesso tempo non ci si sente mai persi.

Lucia Palladino

è artista transdisciplinare e ricercatrice nei campi della performance, della coreografia e della scrittura. La sua pratica consiste nell’elaborazione di forme di resistenza a nozioni di identità e proprietà naturalizzate dalla storia e dalla cultura, che definiscono conoscenze e aspettative, e di cui è necessario disfarsi per lasciare spazio all’incontro.

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