Sfera

# uno stato eternamente nascente

mk

performance con Philippe Barbut, Biagio Caravano, Flora Orciari, Sebastiano Geronimo, Luciano Ariel Lanza, Laura Scarpini, Francesca Ugolini
coreografia set abiti Michele Di Stefano
modular system live Biagio Caravano
testo Michele Di Stefano con Massimo Conti e AAVV
disegno luci Giulia Broggi
props Philippe Barbut
management Carlotta Garlanda con Silvia Parlani
distribuzione Jean François Mathieu
produzione mk/KLm
con il contributo della Regione Lazio, MiC
in collaborazione con Short Theatre, Orbita-Centro di Produzione Nazionale della Danza, Crossing the sea-Italian performing arts going East
durata 45 minuti

Sfera si affida ad un mescolamento caotico di individui, condizionato dall’immediatezza e dalla perdita di definizione tra i corpi. Un corpo immediato non ha tempo per essere decifrato, produce semplicemente una intenzione ambientale, e sperpera parole e gesti per fare più spazio. La coreografia si espone per quello che è: un’evento atmosferico, che predispone ad alleanze fisiologiche e a nuove forma di intimità per la manifestazione della danza. Potremmo essere gli abitanti perfetti di un autobus affollato alla deriva o un coro sincronizzato con le maree – sono privilegi della scena – ma in realtà cerchiamo una qualità senza nome per un irresistibile desiderio di prossimità.

È come se, col progredire della ricerca coreografica, i confini tra le cose e dunque i confini tra i corpi non vengano più stabiliti solo dalla loro essenza individuale ma da una nuova intenzione ambientale. Ogni postura, ogni atteggiamento fisico personale ed ogni discorso creano e allo stesso tempo assorbono l’esterno, rigenerandosi e reinventandolo costantemente trasformando tutto in ‘atmosfera’. È l’atmosfera a permettere lo sviluppo dinamico dell’azione, al ritmo dello scambio tra il fisiologico (il corpo) ed il fisico (il mondo).

Lo spettacolo si sviluppa come una scacchiera in disequilibrio, un assemblaggio di corpi che cercano una possibile intesa sperperando parole e gesti, a caccia di un’alleanza fisiologica tra persone, una nuova forma di intimità per la manifestazione della danza. Il suono della voce e la danza vengono spazializzati come in un Kecac, il rito della tradizione balinese costruito da una esplosione di suoni generati da un complesso poliritmo vocale per assolvere ad una funzione scaramantica, risvegliare i morti e garantirsi protezione contro le minacce ambientali. Oggi il rito è diventato profano ed occasione di intrattenimento per turisti, ma non ha perso nulla del suo fascino visionario. Sulla base di questa suggestione, proviamo a restituire alla corporeità la sua funzione magica, come strumento capace di rimescolare i rapporti tra gli individui e favorire così la nascita di danze che da quell’intesa tra corpi – da quell’intimità – prendano vita.

Il gruppo mk

si occupa di coreografia e performance dal 2000 e ruota intorno a un nucleo originario di performer e progettualità condivise e trasversali. Tra le produzioni più recenti: Bermudas, premio UBU 2019 come miglior spettacolo di danza nella versione durational e partecipata Bermudas_forever; Parete Nord; Pezzi anatomici che propone concettualmente l’apertura del lavoro in sala prove, la performance Eden per un solo spettatore; Maqam, concerto coreografato; Sfera e il progetto di ambiente coreografico Piscina Mirabilis; Atmosferologia, riprogettazione e riallestimento della performance urbana Veduta. Nel 2014 Michele Di Stefano riceve il Leone d’argento per l’innovazione nella danza alla Biennale di Venezia. È artista associato alla Triennale di Milano 2022 – 2024 e riceve nel 2023 una commissione coreografica dal Ballet di Lorraine.

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